Panatta, il gentiluomo del tennis

28 ottobre 2022

Bello, popolare, colto, ironico e anticonformista, Adriano Panatta è uno dei campioni più amati dagli Italiani, perché ha saputo coniugare dedizione allo sport e grande talento con una vita piena e ricca di passioni.

Il tennis dei suoi anni è quello dei campioni sregolati alla Borg e McEnroe, di cui pure è tuttora amico, ma Panatta nonostante la fama di pigro e di romano un po’ indolente ha avuto sempre grande disciplina in campo e fuori, perché, ha sempre sostenuto, “il tennis è soprattutto un gioco di testa”.

Ha reso popolare il tennis facendolo entrare nelle case degli italiani grazie a una coppa che sembrava una insalatiera ma che nel 1976 aveva una valenza sociale e politica oltre che sportiva. Nel Cile del dittatore Pinochet  la Coppa Davis la vinse la squadra magica allenata da Nicola Pietrangeli, ma il volto, il talento, il mito era e sarebbe stato solo lui, Adriano Panatta, come si evince anche dalla splendida docu-serie Una squadra recentemente realizzata da Domenico Procacci proprio su quella indimenticabile avventura.

Un ragazzo dal sorriso gentile e dallo sguardo affamato di vita, elegante come un figlio della Roma bene dei Parioli, ma figlio del custode del Tennis Club Parioli. Una provenienza umile che Adriano non dimentica e che diventa la sua forza in campo e fuori, fino ad avvicinarlo anche alla politica diventando consigliere comunale dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli negli anni ’90.

Talento e regole ferree lo trasformano in pochi anni da ragazzino di club in uno dei più grandi tennisti di sempre, e allo stesso tempo diventa un idolo delle ragazzine e gira per Roma con la sua bella, una giovanissima e splendida corista che diventerà famosa come Loredana Bertè. Adriano, Loredana e Renato Zero alla conquista delle notti mondane della capitale, trio improbabile che dura poco ma che è linfa per la leggenda Panatta. Lui continua dritto per la sua strada, tra successi mitici e sconfitte incredibili, con un gioco inimitabile fatto di classe ed eleganza, diventato famoso anche per la ‘veronica’, la volée alta di rovescio tirata con le spalle alla rete, che gli consente di vincere uno slam nel 1976, di arrivare al 4 posto nel ranking mondiale, di essere tuttora l’unico tennista ad aver vinto nella stessa stagione gli Internazionali di Roma e il Roland Garros senza aver mai raggiunto la prima posizione.

Ha sponsorizzato di tutto, rimanendo sempre se stesso, quasi distaccato dal prodotto pubblicizzato, sempre col ciuffo sugli occhi dallo sguardo sornione. Racconta che quando gli fu proposta la sponsorizzazione delle scarpe Superga chiese 100.000.000 di lire, una cifra enorme all’epoca che sbalordì l’amministratore delegato della Pirelli, allora proprietaria del marchio Superga. Adriano precisò che lui tirava le palline sulle righe e sugli incroci, e l’azienda accettò. Proprio recentemente Superga ha riproposto la nuova scarpa Panatta in omaggio al logo con la coda di rondine in pelle del 1970.

Perché esiste uno stile Panatta anche al di fuori del campo da tennis, ed è un mix di eleganza casual, con i blazer di buon taglio su camicie senza cravatta, orologio di lusso ma discreto al polso, sorriso affascinante e voce suadente, che si diletta anche con la radio e con trasmissioni tv e che ha fama di gentiluomo. D’altronde una delle caratteristiche di Adriano è l’eclettismo, la capacità di ricominciare dopo il tennis senza rimpianti, diventando allenatore di successo della squadra di coppa Davis, autore di libri, commentatore, persino vincitore di un Nastro d’argento nel 2019 per un cameo nel film La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi, premio che avrà fatto particolare piacere al campione grande appassionato di cinema. Altra sua grande passione sono i motori, quasi un’altra carriera per Adriano che dopo il tennis ha gareggiato per 25 anni, ha vinto un mondiale endurance e battuto due record di velocità.

Negli anni di maggior popolarità i ragazzini che lo imitavano portavano come lui un polsino di spugna al polso, ma fuori dal campo Adriano ha sempre amato gli orologi, come il Rolex submariner che spesso spunta dal polsino della camicia. Per la famosa finale vittoriosa a Santiago del Cile, fu chiesto ai 4 giocatori, Panatta, Barazzutti, Zugarelli e Bertolucci, che regalo avrebbero desiderato come ricordo. I quattro si riunirono e decisero di chiedere degli orologi d’oro di una famosa marca Svizzera, che la Federazione si impegnò a donare. Ma assieme all’insalatiera  arrivarono dei semplici orologi d’acciaio! Chissà se Panatta ha ancora il suo, ha spesso raccontato di aver perduto tutti i suoi  trofei senza però alcun rimpianto. Per la vittoria del Roland Garros contro Bjorn Borg, Adriano ebbe invece in regalo anche uno splendido Jaeger-Lecoultre a fasi lunari blu marino.

Oggi per Panatta, a 72 anni, c’e una nuova fase della vita a Treviso dove ha inaugurato un club che porta il suo nome e dove verrà insegnato il tennis elegante che lui ama tanto e di cui è stato uno dei massimi esponenti, anche se non più con le mitiche racchette di legno degli anni ’70. A Treviso Adriano vive con la seconda moglie Anna Bonamigo, sposata solo due anni fa a Venezia, con una emozionante cerimonia e un dono prezioso dello sposo alla sposa, un anello di brillanti taglio baguette. Perché “con il matrimonio non si scherza, è una cosa seria” ripete Panatta, e se lo dice un latin lover come lui…

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