Favino e l’arte dell’eleganza

È uno dei migliori talenti del cinema italiano, forse il migliore, degli ultimi venti anni ma per colleghi e amici è sempre ‘Picchio’, il soprannome datogli dal padre e che ha mantenuto dai primi passi nel mondo del teatro, da cui ha presto preso il volo dopo il diploma all’Accademia Silvio D’Amico. Nato a Roma nel 1969, di origini pugliesi, Pierfrancesco Favino è certo l’erede della migliore tradizione attoriale italiana, quella dei grandi mattatori come Manfredi e Gassman. È l’attore che si impone con una fisicità fortemente maschile, e al contempo con una tenerezza e fragilità contemporanee con cui rappresenta personaggi mai chiusi e definiti ma figli delle complessità del nostro tempo.

È brillante, è drammatico, è Favino sempre e allo stesso tempo è ogni personaggio che interpreta, in cui si immedesima non solo scavando psicologicamente ma anche con eccezionali trasformazioni fisiche, che non sono mai ‘maschere’ perché il suo talento e la sua sensibilità travalicano orpelli e similitudini. Indimenticabili il suo Craxi in “Hammamet” e il pentito Buscetta ne “Il traditore”, ma anche i personaggi maschili di tanti altri film diretti da registi come Muccino, Amelio, Soldini, Archibugi, fino al cinema internazionale di Ron Howard e a “Le cronache di Narnia”.

Pierfrancesco Favino è affascinante, una bellezza mediterranea dagli occhi scuri e penetranti, che si apre poi improvvisamente in un sorriso dolcissimo con cui ha conquistato i cuori del pubblico femminile e non solo, e anche la sua bella moglie, l’attrice Anna Ferzetti, figlia di un altro bello del cinema italiano, Gabriele Ferzetti protagonista di pellicole di Antonioni nel secolo scorso.

Innumerevoli i premi vinti da Favino, (3 David di Donatello, 4 Nastri d’argento, 2 Globi d’oro, 3 Ciak d’oro e la Coppa Volpi a Venezia), tanto teatro, tanto cinema, televisione e anche una divertente partecipazione alla serie del momento, “Call my agent”, in cui ironicamente gioca sulla sua nota abilità di trasformarsi completamente in un personaggio, il suo grande talento camaleontico secondo la critica internazionale.

Ma Favino è anche simbolo di eleganza maschile, ama lo stile italiano, gli orologi e anche i gioielli, soprattutto gli anelli, come quelli in argento di Nove25 che ha indossato al festival di Sanremo 2018, e i bracciali. Proprio questa sua passione lo ha portato a collaborare con Manuel Bozzi per la creazione di gioielli, firmati Favino, in argento e pelle di grande effetto. Veste in modo classico con elementi casual, privilegiando maison come Armani, Ferragamo, Zegna, o stilisti come Tom Ford e Stella McCartney, di cui ama le camicie eccentriche, che indossa con jeans scuri e gilet aperti. Per gli orologi nutre una vera passione, racconta di avere ancora un rapporto analogico con il tempo e di guardare istintivamente più il segnatempo al polso che lo smartphone.

Gli piace “avere al polso qualcosa che ti rappresenti, che può essere mostrato o nascosto”, come il magnifico orologio Bulgari che ha indossato con discrezione sul palco di Sanremo: il Bvlgari Octo Finissimo Tourbillon Skeleton, il più sottile orologio automatico al mondo dotato di cronografo e funzione GMT, con una corona e una cassa in platino di soli 40 mm, fondello trasparente e inserti di ceramica nera. In “Saturno Contro” di Özpetek aveva al polso il modello Portoghese Iwc, brand di cui è diventato ambassador per l’Italia, di cui indossa vari modelli tra cui il Pilot Ceratanium. Predilige orologi e gioielli discreti e non appariscenti, perché la discrezione è anche la cifra della sua vita, non sbandierata sui social perché l’attore è prima di tutto i suoi personaggi e il suo mestiere, troppa esposizione toglierebbe fascino al suo lavoro.

La sua passione per la scrittura e i suoi strumenti più raffinati lo ha portato a una singolare collaborazione con un brand storico di penne e taccuini, Pineider, che da sempre si ispira al mondo del cinema, per la creazione di zaini, agende, matite e altri eleganti prodotti della celebre casa fiorentina.

La brillante carriera di ‘Picchio’ Favino, iniziata nel 1995 ed esplosa con “L’ultimo bacio” di Muccino, non lo ha mai distolto dall’interesse verso i giovani che vogliono intraprendere il suo mestiere, per questo dirige a Firenze una scuola di perfezionamento per attori, Oltrarno. In più di una occasione ha chiesto il sostegno di politica e istituzioni per il mondo del cinema e del teatro, come quando dal palco del Premio David di Donatello nel 2021 ha invitato le istituzioni a valorizzare il mestiere del cinema e del teatro  anche nelle scuole «perché è importante che i ragazzi sappiano tenere in mano una cinepresa e, per stare insieme, anche conoscere le tecniche teatrali, dal cinema e dal teatro si impara tanta vita».

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