Tempo e Arte – Valerio Mastandrea artista gentile

Era il novembre del 1991 quando un ragazzo di diciannove anni timido ma molto determinato salì sul palco del Maurizio Costanzo Show, a seguito di una lettera che colpì Costanzo. Un sorriso scanzonato, bello, lo sguardo dolce e un gran senso dell’ironia, Valerio Mastandrea conquistò subito il pubblico televisivo e divenne molto popolare. Oggi, a 32 anni di distanza quel ragazzo, solo pochi giorni fa, è stato uno dei protagonisti della recente Festa del Cinema di Roma con due film, il super premiato “C’è ancora domani”, opera prima di Paola Cortellesi, e l’atteso nuovo episodio della saga “Diabolik” dei Manetti Bros, in cui interpreta l’ispettore Ginko. Dopo quelle prime apparizioni televisive, Valerio Mastandrea matura la passione per la recitazione; inizia nei piccoli teatri romani, fucina dei talenti della sua generazione, arriva anche a interpretare il mitico Rugantino a fianco di Sabrina Ferilli, ma la sua dimensione è sicuramente il cinema, in cui diventa presto protagonista di tantissimi film e vincitore di molti premi, tra cui ben quattro David di Donatello. Ironico, schivo, poco disposto a parlare della sua vita privata, Mastandrea è una certezza del cinema italiano, quello indipendente

anche quello più popolare, diretto da autori sensibili e attenti alla realtà, aiutato anche da una importante presenza fisica e dalla simpatia, oltre che dal talento e da una intelligenza nel costruire la sua carriera fuori dal comune. Indimenticabili i due padri di famiglia interpretati in “Un giorno perfetto”, dal romanzo di Melania Mazzucco, e in “Gli equilibristi” di Ivano De Matteo per il quale riceve un David di Donatello come protagonista; due padri disperati, miseri, falliti, il cui diverso atteggiamento verso la vita e la famiglia li porta infine a scelte molto diverse. Il primo David lo ha vinto per “La prima cosa bella”, il bel film di Paolo Virzì, con il quale instaura una grande intesa che lo porta ad essere protagonista di ben 4 pellicole del regista livornese, in ruoli drammatici venati sempre di malinconia; in La prima cosa bella Mastandrea è un figlio che ha un rapporto complesso con la madre, Stefania Sandrelli, e che vive in attesa di un sorriso, un riconoscimento di essere figlio ed amato da quella madre passionale e fuori dalle righe, e dai loro sguardi e dai dialoghi si percepisce una verità rara, data solo dai grandi interpreti.
Moretti, Özpetek, Archibugi, Soldini, Giordana, Bellocchio sono solo alcuni dei registi che lo hanno voluto e diretto nei loro film, e con i ha quali ha spesso stretto sodalizi artistici e umani, come nel caso di Claudio Caligari o Mattia Torre,

scomparsi entrambi recentemente. Mastandrea nel 1998 è il protagonista del secondo lungometraggio di Caligari, “L’odore della notte”, in cui interpreta Remo, poliziotto di giorno e di notte capo di una feroce banda criminale, e nel 2015 l’attore interverrà in veste di produttore per far realizzare a Caligari, già malato, il suo ultimo film “Non essere cattivo”. Valerio scrive personalmente una lettera a Martin Scorsese perché lo aiuti a cercare i fondi necessari per il film, e cura poi la fase di post produzione a seguito della morte di Caligari. L’importanza di preservare e continuare il lavoro di chi non c’è più, e un profondo senso di rispetto e di amicizia, muovono il desiderio di Mastandrea di proporre sia in tv che in teatro, assieme ad altri artisti, i lavori di Mattia Torre, regista e autore che lo aveva direttto a teatro nel suo monologo “Il migliore”: “Il primo incontro su questo spettacolo non fu idilliaco, mi aspettavo qualcosa di diverso e litigammo senza conoscerci. Era una cosa che lui faceva con molta naturalezza, io meno. E questo ha sancito l’eternità della nostra amicizia”, ricorda Valerio parlando dell’amico scomparso. Venne poi il film “Figli”, con Paola Cortellesi, e la serie tv “La linea verticale”, a sancire oltre che l’amicizia

anche una forte collaborazione artistica tra Mastandrea e Mattia Torre. Ma sicuramente una delle collaborazioni che il pubblico apprezza di più è quella con Paola Cortellesi, a cui lo lega una lunga amicizia seguita a una breve relazione di molti anni fa. Insieme i due attori sprigionano il meglio del loro talento poliedrico e la capacità di affrontare con naturalezza sia i registri della comicità che quelli più drammatici o malinconici. Paola Cortellesi lo ha voluto protagonista della sua opera prima “C’è ancora domani”, il film italiano che sta riscuotendo più successo degli ultimi tempi. Oltre il cinema, la grande passione di Valerio è per la Roma, della quale parla volentieri e

a cui ha dedicato una poesia che legge spesso in pubblico, “L’antiromanismo spiegato a mio figlio”, che parla di calcio ma anche del suo amore per Roma e in cui viene fuori il suo sguardo disincantato e ironico, come in questi versi:

“Poi venne l’ora…
Quella che non viè pe’ tutti
Eravamo tutti belli a papà,
Nun esistevano più li brutti,
Non era un sogno era reale,
Manco li gabbiani sur tetto
del Quirinale”.

Nel 2023 Valerio è diventato testimonial della Fondazione Lorenzo Marinelli, onlus che si occupa della ricerca per le terapie contro i tumori del sangue, scelto per la sua umanità e per la sua generosità, per il suo sguardo gentile sulla realtà del dolore. A breve Valerio Mastandrea inizierà le riprese del suo secondo lungometraggio dal titolo “Nonostante”, dopo il debutto come regista e sceneggiatore di “Ride” nel 2018, con Chiara Martegiani, sua attuale compagna. Il tempo è stato generoso con il timido diciannovenne del Costanzo Show, lo ha trasformato in un uomo bello, divertente, affascinante e in un solido artista che ama talmente il cinema e la scrittura, che “ voglio partecipare a un film che mi piace anche guardare».

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